
Lo si era già notato nel match di andata. Oltre alla tecnica individuale, anche fisicamente gli uomini di Flick sono di un altro pianeta. La Lazio, oltre ad essere stanca, conferma di avere una rosa troppo poco profonda per affrontare al meglio campionato e Champions. Muriqi autentico flop, però nel finale, quella scintilla di orgoglio accesa da Parolo…
TANTA DIFFERENZA
Lo si era già notato nel match di andata. La gara di ritorno all'”Allianz Arena” non ha fatto che confermare l’enorme divario tra una formazione “master class” come il Bayern Monaco e la Lazio, tra le formazioni comunque più accreditate del calcio italiano. Non si tratta solo di miglior tecnica individuale e di squadra, ma proprio di ritmo. Anche fisicamente, infatti, gli uomini di Flick sono di un altro pianeta. Ed è forse in questo solco che persistono i rimpianti maggiori: generalmente nel calcio, il gap tecnico-tattico si colma con l’aggressività e l’intensità.

ROSA NON ALL’ALTEZZA
Per l’ennesima volta il mercato biancoceleste si è rivelato monco, anche per un limitato range di soluzioni alternative. Quanto meno limitato, non tarato per determinati livelli calcistici. La rosa a disposizione di Simone Inzaghi continua a essere poco profonda. Buona per un campionato di alto profilo, magari a caccia di un posto semplice, ma inadeguato per sostenere entrambe le competizioni. L’esempio è la deludente fin qui stagione di Muriqi. Il cannone del “Pirata” resta, ancora, con le polveri bagnate. Arrivato dal Fenerbahçe coi galloni del bomber senza pietà, ottimo come vice-immobile, Vedat Muriqi ha deluso in tutte le salse, anche a Monaco di Baviera: ingenuo quando causa il rigore con una trattenuta evitabile ai danni di Goretzka. Dalle parti di Nübel non si vede mai. Nel computo complessivo dell’attaccante kosovaro in maglia biancoceleste, appena due reti: una in campionato, l’altra in Coppa Italia, a parziale giustificazione il poco minutaggio avuto a disposizione, complice anche il Covid e un infortunio, ma non è sembrato mai nelle grazie delle scelte dell’allenatore.

FINALE ORGOGLIOSO
Il bel gol di Marco Parolo all’82’ ha riacceso l’orgoglio biancoceleste nel finale di partita, vissuto intensamente dalle parti di Nübel. Un sentimento anestetizzato per la quasi totalità dei due incontri per via dello strapotere teutonico. Ed è proprio dall’entusiasmo e dall’intensità che la band di Simone Inzaghi deve ripartire, nella corsa a un posto Champions nel finale di campionato. Per tornare a riascoltare quella musichetta magica, con tanta esperienza in più.
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